Accertamento della natura di rapporto subordinato - requisiti.Il caso: il consulente di una azienda, una volta interrotto il rapporto di collaborazione, conveniva la cliente cliente in tribunale per far accertare l’esistenza di un rapporto di lavoro subordinato, la conseguente illegittimità del licenziamento e, di conseguenza, per chiedere la condanna della ex cliente al pagamento di tutte le indennità supplementari, della regolarizzazione contributiva e del TFR, oltre al risarcimento della danno. Con sentenza 05 marzo 2021 il Giudice del Lavoro del Tribunale di Treviso ha rigettato tutte le domande svolte dal consulente non essendo stata fornita la prova di tale presunto rapporto di subordinazione. Il Giudice, nella sentenza, ha chiarito che per potersi qualificare un rapporto di lavoro come subordinato, necessitano tutta una serie di requisiti quali l’esclusività, e cioè l’aver lavorato esclusivamente, o comunque prevalentemente, per quella cliente, l’assoggettamento ad un orario ben definito, a direttive precise impartite dal cliente in ordine alle modalità di svolgimento del lavoro, ad un potere disciplinare ed organizzativo stringente, il dover giustificare le proprie assenze e programmare le ferie, l’imposizione da parte dell’azienda della formula della consulenza prestata escludendo qualsiasi potete di scelta da parte del lavoratore e, quindi, l’assoggettamento ad un potere direttivo del datore di lavoro, anche in forma lieve o attenuata, una retribuzione fissa a tempo senza il rischio del risultato.